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l

' l

Nacque a Moncalieri

il

l

o

marzo

1869. Fu scolaro di Odoardo Ta–

bacchi all'Accademia Albertina di

Torino , ove entrò dodicenne; nel

1885 aprì uno studio per proprio

conto , ottenendo subito successi di

critica con alcuni lavori in bronzo,

come

l'Orfane/la

e

Dopo

il

voto

(premiato al

Salon

di Parigi del

1893), in cui si rivela la lezione ac–

cademico-verista di Tabacchi e di

Vela.

Compiva intanto viaggi di studio a

Roma e a Firenze , e partecipava

alle principali esposizioni italiane

ed estere.

Nel 1892-93 faceva parte della

Commissione reale per

il

monu–

mento a Vittorio Emanuele II in

Roma , per il quale scolpì più tardi

il

Tirreno

(1910), ispirato ai nudi

dell'arte romana.

Contemporaneamente

eseguiva

numerosi monumenti funerari

(trentacinque nel solo cimitero di

Torino) , opere di genere (le

Co–

municande ,

del 1901) , a soggetto

sacro

(Cristo crocifisso

del 1899,

Cristo flagellato

del 1900) e simbo–

lico

(Sogno di primavera

del 1898,

Veglia dell'anima

del1900) .

La fama dell'artista raggiungeva

il

culmine nei primi due decenni del

'900, legata soprattutto ad una va–

sta produzione di ritratti dei «vip»

dell'epoca , ove va cercata , specie

in taluni di donne e bambini , la sua

vena più autentica. Ricordiamo i

ritratti di

Emily Doria Pamphili

(1901 , Palazzo Doria a Roma) ,

della

Duchessa di Genova

(1901 ,

Galleria d'Arte Moderna di Ro–

ma) , di

Donna Franca Florio

(1903 , Museo Canonica di Roma) ,

della

Regina Alessandra d'Inghil–

terra ,

di

Edoardo VII

e della

Regi–

na Vittoria

(tutti del 1903 , Buckin–

gham Palace a Londra) , quelli del

Duchino di Genova ,

del

Principino

d'Aosta ,

fino al busto di

Lyda Bo–

re/li

(1920 , Museo Canonica). An–

che l'aristocrazia e la corte di Rus–

sia gli commissionavano ritratti e

monumenti (il grandioso monu–

mento allo

Zar Alessandro II

è del

1914) .

Nel 1914 otteneva la cattedra di

scultura all'Accademia di Venezia

ed in seguito a quella di Roma, do–

ve si trasferiva definitivamente nel

1922. Negli ultimi anni della sua

lunghissima attività artistica, lo

scultore si dedicava soprattutto ad

opere monumentali , come le statue

equestri di

Kemal Ataturk

ad An–

kara e a Smirne (1931) , e di

Ismail

Kedivé

(1929) ad Alessandria d'E–

gitto; i monumenti a

Figueroa Al–

corta

(1935) a Buenos Aires ; al–

l'Artigliere

(1930) ed ai

Cavalieri

d'Italia

(1922) a Torino ;

all'Alpino

a Courmajeur (1922) e a Biella

(1923) , a

Simon Bolivar

(1954) a

Roma ; ai

Caduti

(1958) ad Agri–

gento .

Accademico d'Italia dal 1929 e di

San Luca dal 1930, il Canonica fu

nominato senatore a vita per meriti

artistici nel 1950.

Si dedicò anche alla musica ed ot–

tenne un discreto successo con al–

cuni melodrammi. Morì 1'8 giugno

del 1959.

Pietro Canonica

F. Negri Arnoldi nota giustamente

come «la vocazione di verista-puri–

sta ancora di schietto stampo otto–

centesco» e «l'attaccamento ro–

mantico al contenuto sentimenta–

le», dopo un esordio promettente,

sia per la «singolare perizia tecni–

ca» , sia per la coincidenza dell'«i–

deale estetico dell'artista con la

realtà oggettiva da rappresentare

(il decadente mondo dell'aristocra–

zia prebellica)» , portarono il Cano–

nica a restringere «il campo della

propria ricerca , fino a chiuderla

nell'ambito di schemi preordinati

che rendono scontata tanta parte

della sua produzione posteriore»,

in consapevole opposizione alle

correnti artistiche più avanzate del

Novecento.

Bibliografia: Stella, 1893, pp. 625-6; Ferrettini,

1908, p. 4; Ca/lari, 1909, pp. 104-5; Ca/lari, 1911,

p. 513; Soldati, 1937, p. 105; Riccoboni, 1942,

p. 475; Bessone Aurelj, 1947, p. 120; Lavagnino,

1956, pp. 677-8; Sapori, 1960; Negri A rno/di, 1975,

pp. 161-5; Bénézit, 1976,

ll,

p. 499.