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ce ma anche dell'orrore generato dal pensiero dei corpi scomposti gettati all'interno

delle grandi fosse comuni) o al cimitero post illuminista di foscoliana memoria.

La progettazione di uno spazio civico

è

sempre un atto culturale che rappresenta in

genere il pensiero dominante in un particolare momento storico.

La trasformazione di un semplice campo di terra in cimitero cittadino

è

un atto sim–

bolico di grande importanza nell'economia sociale e politica di una società.

Dal momento della sua fondazione [1827) fino a metà novecento, il Cimitero Genera–

le diventa il palco sul quale la borghesia si autocelebra.

Il modo in cui la classe sociale dominante in quegli anni rappresenta la morte, corri–

sponde al modello culturale che la stessa si

è

data per vivere.

Il Monumentale insomma rappresenta un libro di pietra: imparare a leggerlo significa

non solo capire le istanze, i valori e l'atteggiamento di un'epoca e di una società ma

soprattutto penetrare negli strati più intimi e profondi di una ideologia che si traduce

anche attraverso le passioni, i sentimenti e i piccoli gesti quotidiani.

Grande enfasi quindi viene data all'individuo e alle sue capacità di realizzarsi in ambito

familiare assumendo il ruolo del buon padre di famiglia , della madre virtuosa e dedita,

del figlio rispettoso e volonteroso.

In questo senso quindi possiamo affermare che le sepolture del Monumentale, lungi

dall'assolvere unicamente la mera funzione di conservazione dignitosa dei corpi, rap–

presentano uno degli atti fondamentali di un ritl..Jale civico dedito a edificare una socie–

tà che assume a pietre miliari l'individuo -probo, onesto, retto e soprattutto operoso–

e la famiglia -culla dei valori di una società di cui rappresenta il seme e il riflesso-.

Accogliere la metafora del cimitero come libro di pietra significa addentrarsi in un

testo denso di personaggi, valori, ruoli, sogni, ideali:

tutti

gli elementi per un lungo rac–

conto che si snoda lungo i viali, tra le piante secolari, dentro le edicole, intorno ai grup–

pi marmorei.

Al Monumentale si incontra una morte domestica, vicina, che acquista le sembianti

di donna, di velo, di edera avvinghiata con languore e tenacia alle cose del mondo.

E' un'idea che si impone attraverso una struggente e continua richiesta rivolta ai

vivi

e

che sembra dire: "ho bisogno delle vostre lacrime per continuare a raccontarmi".

Solo tacendo il suo racconto la morte, dimenticata, potrebbe ridiventare la figura di

terrore e dissoluzione che ha accompagnato tanta storia.

Chi cammina e ascolta le sepolture non può astenersi dal dialogo con volti , gesti,

panneggi, mani, che reclamano la commozione per la quale sono stati pensati: figli

di un'epoca intenzionata a abbandonare lo spazio del mito per celebrare la sacrali–

tà del quotidiano.

La

morte come casa assume uno spazio architettonico consono, quello dell'edicola

funeraria: uno spazio-tempo che accoglie, protegge, perpetua il legame tra città dei

vivi

e città dei morti in una logica di rimandi e riflessioni. La bella morte al Monumen–

tale possiede una sensualità di segno femminile. Le statue che raffigurano donne sono

molte. Alcune rappresentano la persona sepolta, altre sono il simbolo della morte

stessa. E' un racconto al femminile che si snoda attraverso gesti, sguardi, chiome

sciolte, veli che nascondono i volti, lacrime asciugate da mani percorse da vene pal–

pitanti. Una storia che parla dei tanti ruoli della donna a cavallo di due secoli: donne

che porgono, che attendono, che sperano, che sembrano spiccare il volo; donne sgo–

mente, annichilite, esangui; corpi giacenti che si confondono con la terra, l'acqua, le

alghe. Il Monumentale si elegge a sede di due tensioni: la volontà di celebrare la

memoria individuale e l'intenzione di onorare la memoria collettiva. Anche se grandi e

importanti monumenti si ergono a memoria di singoli uomini, le zone che il cimitero

dedica alle sepolture collettive sono forse quelle più in grado di suscitare una coralità