poni
è
indenne da qualche gros–
solana caduta di gusto. Dal canto
suo uno scultore più timido, e più
prudente, quale il Biscarra, anco–
ra nel 1923 (tomba Remmert)
rende omaggio al Bistolfi dell'ini–
zio del secolo , con risultati di gra–
zia , ma non di polso. Ancorato a
soluzioni dell'anteguerra
è
anche
il Sassi , che nella tomba Grosso
del 1925 sembra più in linea con il
realismo sociale della generazio–
ne ottocentesca (si pensi al lom–
bardo Butti) che non alla rifor–
mulazione moderna del naturali–
smo , quale praticava in quegli an–
ni un altro, ma eccellente e origi–
nale , scultore di matrice bistolfia–
na , il ligure Eugenio Baroni. Fra
tutti , sempre per stare a un tipo
di espressività che ha radici nel–
l'anteguerra, più ansioso di im–
mettere nel suo simbolismo una
nuova durezza formale
è
Edoar–
do Rubino; nel monumento
Gambaro compie un tentativo di
modificazione senza ribaltamenti
della propria maniera , con desi–
derio evidente di dare un taglio
netto alle sospirosità floreali.
Gli imitatori rendono di solito un
cattivo servizio al loro modello ,
perché ne bloccano la fisionomia
riducendola a
cliché;
mentre l'ar–
tista imitato segue intanto la sua
strada , va avanti, guarda oltre.
Questa considerazione
è
tanto
più appropriata quando si tratti
dei bistolfiani , che furono davve–
ro una schiera , ma non una scuo–
la. E si trattava , per lo più , si ba-
di , di artisti decorosi , non volga–
ri: come quelli che abbiamo no–
minato fin qui ; ma artisti soggio–
gati da quella che era stata la
grande invenzione stilistica di Bi–
stolfi , forse lo scultore europeo
più capace di tradurre nella fisici–
tà della materia l'evanescente in–
determinatezza delle situazioni
psicologiche e delle condizioni
spirituali . Trattandosi di scultura
funeraria , i seguaci di Bistolfi
dànno l'impressione di ritenere
che il tema della morte non po–
tesse più andare disgiunto dalle
formulazioni iconografico/stilisti–
che cui il Maestro era giunto al gi–
rar del secolo.
Da questa convinzione , e atmo–
sfera , il Cimitero Monumentale
di Torino trae la sua unità espres–
siva. Esso si differenzia dagli altri
grandi cimiteri dell'Italia ottocen–
tesca , come si
è
già sottolineato ,
per rappresentare una mentalità
e una cultura particolari; poco
compiacimento descrittivo , caro
al verismo borghese orgoglioso
del suo stato e del suo censo, co–
me a Staglieno: pochi abiti alla
moda , perciò, poco ricader di se–
ta , alitar di pizzi , splendere di
gioielli; moderato psicologismo e
inquietudine sentimentale , se lo
si confronta con il panorama, per
altro assai variato , della scultura
nel Cimitero Monumentale di
Milano ; più deciso rapporto con
lo spiritualismo positivista. Ma
questa omogeneità di atmosfera ,
che sembra riflettere un'omoge–
neità d'intenzioni ideologiche, è
soprattutto il risultato della forte
e catalizzatrice presenza di un ar–
tista come Bistolfi: che , a prescin–
dere dalla sua diretta presenza
con opere nel Cimitero , dà il là
alla scultura torinese , crea un'im–
prescindibile situazione di gusto.
Sicché la lettura interpretativa di
questo panorama ricco e nobile di
rilievi e di statue consente l'iden–
tificazione più appropriata di che
cosa sia stata la cultura artistica
della città nel momento in cui To–
rino si portava in prima fila nel–
l'accogliere la ventata moderna
dell'Art nouveau
e si faceva , co–
me altre volte ebbi occasione di
sottolineare , «cittadella del nuo–
vo stile».
Lo studio della parte artistica del Ci–
mitero Monumentale di Torino si
fonda su una ricerca archivistico-do–
cumentaria che per la prima volta si
produce in questo libro e ha dato ri–
sultati notevoli, sia in ordine al rico–
noscimento degli artisti, quando non
figurassero firme sul monumento, sia
alla loro datazione; sia ancora per
l'interesse costituito dal materiale gra–
fico allegato alle singole pratiche: di–
segni, schiz zi, bozzetti e così via, al–
cuni dei quali di mano diretta degli
scultori e in vari casi di bella stesura.
Il lavoro sistematico e appassionato
di Antonio Carella, cui ha collabora–
to Giovanni Dainotti, estensore delle
schede e degli apparati, ha consenti–
to, oltre all'attribuzione di inedite
opere bistolfiane, l'acquisizione di fo–
gli di speciale pregio: e si vuole segna–
lare qui, per la novità e la qualità del
ritrovamento, l'elegante e intenso
schizzo di Bistolfi per
il
monumento
Paolella, da Carella ultimamente
identificato; che aggiunge, in senso
proprio, una pagina squisita al dos–
sier del grande scultore.
R. B.