era in atto già da qualche tempo:
infatti almeno a partire dalla se–
conda metà dell'Ottocento le
maggiori città italiane avevano
destinato particolare cura ai loro
cimiteri , fondandone numerosi ,
trasformandone altri , riservando
in qualche caso aree speciali alle
sepolture perpetue. Il Cimitero
Monumentale di Torino era stato
eretto nelle sue strutture di base
nel 1829, in un gusto architettoni–
co classicheggiante di speciale so–
brietà. Giacché anche questo va
detto: la borghesia in ascesa eco–
nomica e sociale , in una con l'ari–
stocrazia più aperta e disponibile ,
non obbligatoriamente enfatizzò
la propria immagine attraverso
opere vistose e sontuose ; era anzi
norma diffusa presso l'una e l'al–
tra classe un certo riserbo anche
nella elevata considerazione di
sé. Con il progredire del tempo ,
l'importanza che venivano assu–
mendo i cimiteri era in ragione
diretta del numero e della qualità
delle sculture , ma non della loro
imponenza. A poco a poco tutta–
via una certa tendenza declama–
toria si avverte un po ' dappertut–
to , e soprattutto la volontà di
conferire alle sepolture tratti di
più eloquente comunicativa:
è
il
momento del verismo; seguirà
quello del simbolismo. A questo
punto , identificandosi con uno
stile più di ogni altro ispirato alla
bellezza , freschezza , mobilità
delle forme naturali , il Liberty
appunto , la cultura borghese darà
luogo a quel particolare gusto ci–
miteriale che
è
rimasto poi inde–
lebilmente connesso con lo stile
medesimo.
Anche all'interno del Liberty ,
tuttavia , vanno indicate delle dif–
ferenze , come si vedrà nell 'esame
ravvicinato delle singole opere; e
differenze si verificano nell 'appli–
cazione del nuovo stile da città a
città , da regione a regione. È per–
sino troppo facile distinguere la
spietata retorica realista
dell'ima–
gerie
di Staglieno , a Genova , dal
respiro monumentale del mag–
gior Cimitero milanese , percorso
da spiriti scapigliati , e dalla più
accentuata gravità del panorama
cimiteriale torinese. Purché non
si assumano queste distinzioni co–
me assolute e perentorie; in que–
sto caso (e lo si vedrà) esse ver–
rebbero contraddette a ogni po–
co; e purché soprattutto non si
confondano i tempi storici , che
sono poi i successivi momenti del
gusto: le tombe più note di Sta–
glieno precedono tutte il momen–
to liberty , per esempio , e poco
hanno a che spartire con quello
stile; per contro , epigoni del Li–
berty se ne incontrano numerosi
nelle altre sedi , fino a tutti gli an–
ni Venti: soprattutto a Torino ,
dove la presenza di Leonardo Bi–
stolfi e della sua scuola condizio–
narono profondamente la cultura
artistica ; e si tornerà sull 'argo–
mento.
Le opere del Cimitero Monu–
mentale di Torino che qui sono
appropriatamente schedate, in
seguito a un accurato e originale
lavoro di ricerca archivistica-filo–
logica , riguardano un arco di
tempo che parte dalla fine degli
anni Ottanta per toccare , nel pie–
no dopoguerra , le propaggini del–
lo stile floreale e certe modulazio–
ni
déco
che ne raccolgonol'eredi–
tà. Va da sé che i maggiori sculto–
ri operanti in quel periodo a Tori–
no sono qui tutti rappresentati ,
costituendo il cimitero , come
quelli delle altre grandi città che
abbiamo ricordato (e abbiamo
fatto soltanto gli esempli più vici–
ni ed ovvii, considerando il trian–
golo settentrionale per eccellen–
za) , il campo d'azione specifico e
diretto dei laboratori artistici lo–
cali e , visto dalla parte del fruito–
re , un'impareggiabile palestra di
confronti di mani , maniere , mo–
menti della scultura . Un museo
all'aperto - come si diceva - o
quasi all'aperto , essendo talvolta
le opere sistemate in edicole o al–
trimenti protette.
Chi sono questi scultori? Odoar–
do Tabacchi , Davide Calandra ,
Leonardo Bistolfi , Pietro Canoni–
ca , Edoardo Rubino , come voci
più alte e bene rappresentate; ma
-e questo libro ne dà importante
testimonianza - anche personali–
tà meno note e meno appariscen–
ti , qui attive con risultati di vario
pregio.
Prendere le mosse da Tabacchi si–
gnifica mettere a fuoco la fase di
passaggio dalla visione veristica ,
per suo stesso programma de–
scrittiva , alla visione simbolista ,
secondo la quale le immagini rap–
presentano sempre altro e di più
rispetto ai loro connotati natura–
lislici. La bella figura di dolente
che orna il monumento
J
annetti
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