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sembra rappresentare di primo

acchito una giovane donna in atto

di recare omaggio alla tomba dei

suoi; né la circostanza che nella

fanciulla il committente volesse

effigiati i tratti di una sua figlia

immaturamente morta modifica il

carattere di descrizione diretta

rappresentato dalla statua , anzi

ne circoscrive il significato a un

ambito ritrattistico. Ma il respiro

della figura , tanto più se messo a

confronto con la minuziosa e

meccanica resa dei personaggi

rievocati in rilievo nella meda–

glia, assume un tono di compian–

to più largo e universale: non solo

perché la forza dell 'arte

è

quella

di trasferire le emozioni singole

su un piano generale , ma perché

si avverte nella sensuale bellezza

dell 'immagine quasi l'urgenza di

esprimere valori più alti e impe–

gnativi che non quelli della devo–

zione privata.

Tabacchi veniva da una lunga

esperienza milanese e aveva alle

spalle a quest'epoca - siamo alla

fine degli anni Ottanta- un'altra

lunga vicenda all 'Accademia Al–

bertina: univa dunque il retaggio

di un robusto accademismo ad

aneliti scapigliati , la passione rea–

listica di Vincenzo Vela a solleci–

tazioni e compiacimenti della su–

gasa scultura di genere , per arri–

vare , alle soglie del Liberty , a

una certa ansia di liberare le sue

figure , ricche di carnale bellezza ,

dal diretto rapporto con la fisicità

del corpo e delle sembianze.

Questo passo Tabacchi , ormai

vecchio (anche se avrebbe ancora

vissuto e operato per altri quindi–

ci anni) non lo compì mai del tut–

to , né sarebbe giusto imputarglie–

lo a difetto ;

è

anzi un poco con–

traddittoria , ma a tutto vantaggio

dello scultore , la decorazione

floreale che l' architetto Carlo

Ceppi predispose sul monumento

Sineo , dove gli angeli modellati

hanno una forte carica vitale:

semprecché i racemi fioriti non

siano stati disegnati dallo stesso

Tabacchi , di concerto con il Cep–

pi; il che non cambierebbe molto ,

trattandosi in ogni caso dell'in–

contro un po' malcerto di due si–

tuazioni culturali diverse . Non si

tratta ancora di Liberty , ma di un

florealismo inerte , sopra strutture

faticosamente eclettiche , che in–

dicano una generale incertezza di

gusto.

La trasformazione stilistica si

compirà di

a poco e il gusto ci–

miteriale si lascerà allora alle

spalle , salvo che in qualche opera

fiaccamente ritardata , l'impegno

realistico che a Torino costituiva

il retaggio del Vela , benché tem–

perato in vari casi da un accade–

mismo più blando . Si lascerà così

alle spalle anche la maniera che

contraddistingue la stupenda

figura simbolica realizzata da Gi–

notti per la tomba Brandelli di

Brondello.

Simbolica , si

è

detto: non simbo–

lista. La figura di donna seduta

sulle rovine di un tempio rappre–

senta un 'idea complessa ed ambi–

ziosa con intenzioni edificanti;

ma la statua muliebre punta sul–

l'effetto della carnale evidenza

delle forme , realizzando con sin–

golare efficacia l'incontro di un

modulo accademico, addirittura

di ascendenza neoclassica , e del

gagliardo e provocante verismo

del corpo e della posa. Ben calato

dentro la problematica sociale

che permea di sé , con punte ribel–

listiche , molta produzione artisti–

ca del secondo Ottocento , Ginot–

ti era già noto in questi anni per

una sua

Incendiaria vinta,

che

rappresentava una rivoluzionaria

in ceppi , ma indomita nella du–

rezza popolana del volto. Atte–

nuando in una formula di più

convenzionale decoro la propria

vena sanguigna , anche in ragione

diretta del diverso tema , lo scul–

tore si mantiene in ogni caso fe–

dele , nella tomba Brandelli , a

un'idea dell 'arte come resa diret–

ta della fisicità dei corpi.

Fedele alla tradizione veristica si

sarebbe mantenuto, una ventina

d'anni più tardi , anche Pietro Ca–

nonica , esponente lui pure di una

tradizione che intendeva contem–

perare attenzione descrittiva e di–

gnità accademica: la sua

Bambina

con il cerchio

della tomba Pratis ,

rispettosa di una convenzione

iconografica che dalla fine del–

l'Ottocento era diffusa soprattut–

to nella piccola statuaria da salot–

to , in ogni caso simboleggia con

l'espressione malinconica e assor–

ta l'amaro destino di morte cui la

persona era votata.

La situazione appare profonda–

mente diversa già nella prima

opera che Leonardo Bistolfi ese–

gue per il Cimitero ,

quell'Angelo

della Morte

per la tomba Braida

che rappresenta l'esordio dello

scultore nell ' ambito della produ–

zione funeraria , da lui coltivata

con crescenti consensi per tutto

l'arco della sua attività; e che

convenzionalmente

è

indicata co–

me prima opera simbolista dello

scultore.

L'attacco con il Tabacchi, sia nel–

la trattazione stilistica (il pittori–

cismo di ascendenza scapigliata) ,

sia nell 'iconografia (l'impetuosa

fierezza dei tratti) ,

è

assai eviden–

te. Ma altrettanto evidente , nel

porsi frontale della bella testa

medusea ed enigmatica , nell ' am–

mantarsi in un ampio panneggio

del corpo , di cui

è

appena accen-