A 72 anni dalla Liberazione di Mauthausen al Monumentale si sono ricordate le vittime dei lager con i racconti dei sopravvissuti

 

 

 

 

 

 

 

 

 

A 72 anni dalla liberazione del campo di Mauthausen, la Città ha ricordato al Cimitero Monumentale le vittime dei lager nazisti insieme alle Associazioni degli ex deportati (AIED e ANED) ed alla Comunità ebraica. Sempre meno i sopravvissuti presenti. Al loro posto i figli, i nipoti e i giovani a cui, grazie anche alle loro testimonianze, si sono trasmessi i valori. Per le Istituzioni hanno partecipato i Presidenti del  Consiglio comunale Fabio Versaci , e di quello regionale Mauro Laus. Presente anche il consigliere regionale Nino Boeti. A fare da guida nel percorso organizzato in collaborazione con  il Museo diffuso della Resistenza, Susanna Maruffi, presidente dell’Associazione Ex deportati politici, figlia del compianto partigiano  deportato politico  a Mauthausen, Ferruccio Maruffi. Il nonno era invece stato bruciato vivo dai fascisti. La Commemorazione è iniziata con una preghiera del Rabbino capo di Torino, Ariel Di Porto, davanti alla lapide con i nomi degli otre 400 ebrei torinesi morti nei campi di  sterminio. La seconda sosta è stata al cimitero ebraico,  nella V Ampliazione. Davanti alle tombe di Natalia Tedeschi, morta nel 2003 e di Anna Cherchi.  A dar loro voce Federica Tabbò, la giovane responsabile del servizio didattico del Museo sulla Resistenza che ha avuto l’opportunità di conoscerle. La Tedeschi era poco più che una bambina, quando è stata venduta per cinquemila lire ai nazisti da un italiano insieme alla nonna ed alla madre. Tornò sola. Sono tante le vite che andrebbero raccontate.  Da quest’anno il Museo e le Associazioni, hanno deciso  che si parlerà di alcune di loro ogni 5 maggio. Dopo la deposizione delle corone al campo della Gloria, dove sono sepolti i resti di oltre 900 partigiani recuperati dall’ex compagno Nicola Grosa che si ammalò e morì con un malattia causata dall’ aver toccato tutti quei morti, è intervenuta Susanna Maruffi,  che ha ricordato chiamandoli per nome, alcuni di quei deportati sopravvissuti perché utili ai tedeschi per la  loro grande professionalità. Come Enrico Miolo, operaio specializzato della Fiat, il meccanico Mario Calosso, il materassaio Giovanni Merlo, Dario Segre. Ha quindi letto brani toccanti del libro del padre, Ferruccio.Il racconto del ritorno nel ‘48, dei resti del primo deportato ignoto, da Mauthausen su un carro merci con  tante difficoltà burocratiche e politiche per i troppi fascisti e nazisti ancora al vertice delle Istituzioni. Commozione anche nelle parole del generale degli alpini Franco Cravarezza e presidente dell’associazione AIED, che ha detto di essere  lì per quelli che non ci sono più o sono troppo anziani per parlare. Erano seicentocinquantamila i militari internati dopo l’8 settembre perché contrari alla Repubblica sociale ed al nazismo. Quarantamila sono morti. cinquemila i dispersi mai più tornati. Pochi i riconoscimenti dallo Stato.  Vicino al generale, l’alpino novantenne Mario Rovareto. Aveva 17 anni quando lo deportarono col padre e lo zio a Dakau. Dell’orrore dei lager non ha più voluto parlarne, sino alla morte della moglie. Gli faceva troppo male- ha raccontato.  E’ stata lei a fargli giurare che avrebbe testimoniato per i giovani, perché non accadesse più. Ma solo al ricordo gli si riempiono gli occhi di lacrime. Il Presidente del Consiglio Mauro Laus ha invece riportato il numero dei deportati politici, duecentomila, e di come tra loro ci fossero comunisti, omosessuali  e zingari. Ha concluso dicendo come il trasmettere la conoscenza di quei fatti sia  dovere ed impegno per non commettere gli stessi errori dovuti a razzismo, omofobia e xenofobia. L’importanza del ruolo delle Istituzioni per non far dimenticare ai giovani, è stato ribadito anche dal presidente del Consiglio comunale, Fabio Versaci, il quale ha confessato il proprio profondo turbamento dopo la visita ai lager col treno della memoria, da studente.

Nelle immagini alcuni momenti della Commemorazione: sopra i gonfaloni della Città, Il capo rabbino Ariel di Porto davanti alla lapide dei deportati ebrei, Federica Tabbò davanti alla tomba di Natalia Tedeschi. Sotto le Autorità, l’intervento di Susanna Maruffo al campo della Gloria, il generale Franco Cravarezza con l’alpino Mario Rovereto  

Ultimo aggiornamento: 1 agosto 2017

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