Il 2 aprile 1917 moriva sotto una valanga all’età di 43 anni, il capitano degli alpini Vincenzo Arbarello. L’associazione Nazionale degli alpini lo ha voluto ricordare con un corteo ed una cerimonia al Monumentale dove è sepolto. Per la sua grande umanità venne soprannominato dai suoi sottoposti “ el pare”(in piemontese il padre). Si distinse nelle operazioni di aiuto dei terremotati in Campania nel 1905. Decorato più volte al valor militare. Nel 1915, durante la Prima guerra Mondiale portò a termine la prima vittoria italiana contro l’esercito Austro-Ungarico, diventando l’eroe di Monte Nero, nei Carpazi. Ferito in battaglia, morì invece due anni dopo, sulle Alpi Carniche a Casera Turriè, in Val Chiarsò, vittima di una valanga che travolse le baracche in cui era alloggiato insieme ad altri 14 soldati . “O roccia o valanga” (“o roch o valanga” in dialetto), diceva il motto del Battaglione “Exilles” di cui era la guida e di cui, il destino, sembra essersi preso beffa. Rimasero imprigionati sotto la neve. Nessuno sopravvisse. Vicino al corpo del capitano trovarono un biglietto nel quale era scritto :“ Credevo di morire diversamente: ho cercato di aiutare il mio tenente Botasso in tutti i modi ma inutilmente: muoio asfissiato nel nome d’Italia“. Per questo ultimo atto di umanità e di altruismo fu decorato con una seconda Medaglia d’argento alla memoria.
Al cimitero Monumentale erano presenti anche gli ultimi discendenti del Capitano, la Sezione Alpette dell’ANA, il Centro Pannunzio e il consigliere comunale Federico Mensio.
Nelle immagini un momento della Cerimonia al Monumentale e la tomba del Capitano Vincenzo Arbarello
Ultimo aggiornamento: 14 aprile 2017