Nel giorno delle vittime civili delle guerre e dei conflitti nel mondo, al cimitero Monumentale si sono commemorati i 2045 torinesi morti nella seconda guerra Mondiale, la maggior parte sotto i bombardamenti, i cui nomi sono riportati nel Sacrario a loro dedicato. Torino è tra le città d‘Italia con il più alto numero di vittime. Alla cerimonia organizzata dall’ Associazione Nazionale Vittime Civili della Guerra, è intervenuto l’assessore Marco Giusta per la Città.
La Cerimonia. E’ iniziata col tetro suono dell’allarme antiaereo che precedeva i bombardamenti e che avvertiva di fuggire nei rifugi delle cantine. “Il cimitero è il diario della comunità – ha detto l’assessore Marco Giusta nel suo intervento – Si porta chi si è perduto e chi vuole ricordare. Oggi sfogliamo una pagina angosciante per la città. Quella dell’ossario delle vittime civili, per ricordare quelli che sono morti nell’ordinarietà della loro vita”.
L’Ossario delle vittime civili. Sotto il Sacrario voluto dall’ANVCG nel 1954, non sono stati raccolti i resti di tutte le 2045 vittime civili morte a Torino. AFC in collaborazione con l’Archivio di Stato del Comune e l’Associazione, sta effettuando una ricerca certosina per risalire alle persone che sono state effettivamente sepolte nell’ossario e registrare quindi i loro nomi nella banca dati cimiteriale della Città.
La storia. Maria Ferrato coniugata Daldosso, aveva 38 anni e stava aspettando sotto casa all’angolo tra via Reano e via Monginevro, che sua figlia tornasse da scuola. Era il 26 aprile del 1945, in città c’era fermento. I partigiani erano pronti a liberare la città. Un cecchino tedesco le sparò uccidendola. Rimasero orfane due bambine. La più grande aveva 13 anni la più piccola due. Non trattiene le lacrime Fernanda, oggi novantenne mentre racconta quanto la vita sia stata dura con loro. La guerra, il palazzo di fronte che sotto le bombe inglesi del 18 novembre 1942 (il giorno prima del suo compleanno), si sgretola come un castello di sabbia. La paura, la fame, il cibo della tessera annonaria che non bastava mai, il mercato nero. La morte della mamma, lei che deve sostituirla per la famiglia, la lotta col padre che non voleva che continuasse a studiare, le notti sui libri. Alla cerimonia di oggi ha portato con sé alcune piccole foto in bianco nero tenute come reliquie. Uniche testimonianze di tempi felici di una vita normale scandita dalle piccole e rassicuranti abitudini dell’ordinario. Papà artigiano e mamma casalinga, le gite in campagna e al mare la domenica. Una partita a bocce, una passeggiata. Con quelle immagini un po’ sbiadite ha mantenuto vivo il ricordo della mamma e di un’infanzia serena per la sorella. Non voleva che l’orrore della guerra le privasse anche di quei pochi momenti belli.
Nella fotogallery alcuni momenti della cerimonia
Le foto delle sorelle Daldosso con la mamma, Maria Ferrato
Ultimo aggiornamento: 9 dicembre 2021