Giornata Nazionale delle Vittime Civili delle Guerre e dei Conflitti nel Mondo

giovedì 01 febbraio 2024

               

Nello scenario internazionale, a partire dal 7 ottobre, la guerra tra Israele ed Hamas è diventata il centro dell’attenzione della politica estera, dei media e dell’opinione pubblica del mondo intero. Come tutti sappiamo, il 7 ottobre i terroristi di Hamas hanno sferrato un brutale attacco ai danni dei civili israeliani dando il via ad uno scontro che, a distanza di mesi, non accenna a diminuire di intensità. La guerra che si svolge a circa tre ore di volo dalle nostre città segna un punto di non ritorno perché mette tutti noi davanti ad una pesante constatazione: a cosa servono Convenzioni e Trattati internazionali per limitare l’uso delle armi o gli altri strumenti del diritto umanitario che, per esempio, stabiliscono che una scuola o un ospedale non possano essere colpiti, se poi la violenza travolge tutto e tutti e fa di questi strumenti di pace e democrazia lettera morta?

Il dibattito è estremamente polarizzato, perché la questione israelo-palestinese è materia complessa che sembra non poter essere raccontata da voci imparziali, vediamo contrapporsi vere e proprie ideologie dai social ai salotti della Tv. E in tutto questo rumore sembra non avere spazio un importante interrogativo. Cosa possono fare i Paesi e le società civili che credono nella pace per difendere i civili in contesti di guerra? In altre parole come porre un limite, come difendere le persone, come far sì che nella furia della guerra non valga tutto? È dovere di chi crede nella pace affermare una “terza via”, una posizione che difenda il diritto alla vita di ciascuno, i civili di una e dell’altra parte, che si faccia portatrice della volontà di difendere gli innocenti e fermare la violenza. Difendere la popolazione di Gaza non significa giustificare Hamas, difendere le vittime e gli ostaggi del 7 ottobre non significa accettare una vendetta senza limiti e ogni violenza verso il popolo palestinese.

Rifuggiamo le partigianerie, la tentazione di opporre buoni e cattivi, la narrazione manicheista della storia: ci mettiamo dalla parte dei civili, dei bambini che muoiono, delle famiglie straziate, di corpi rimasti sotto le macerie senza un nome, degli ostaggi che non sanno quale destino li attende, dalla parte di chi è stato falciato o rapito durante un momento di festa o nell’intimità della propria casa. Per questo motivo il 1° febbraio in occasione della Giornata Nazio¬nale delle vittime civili delle guerre e dei conflitti nel mondo rilanciamo la campagna “Stop alle bombe sui civili”, comprendendo in queste parole ogni violenza ai danni dei civili, che questa avvenga con una bomba o con un proiettile durante un atto terroristico ed estendendo il concetto anche a violenze come i sequestri e le privazioni di cibo, acqua e cure mediche.

La nostra attenzione si concentra sulle popolazioni civili che subiscono le conseguenze di guerre e conflitti armati: constatiamo che si stanno raggiungendo livelli inediti di violenza e che la conta di morti e feriti aumenta quotidianamente. Stiamo assistendo ad una palese violazione del diritto umanitario. Non c’è cibo né acqua pulita, i medicinali salvavita scarseggiano così come gli anestetici. Le testimonianze degli operatori internazionali e dei medici sul posto raccontano di amputazioni – praticate molto spesso per scongiurare complicazioni ulteriori che in queste condizioni non si potrebbero curare – fatte senza anestesia. A pagare il prezzo più alto della guerra sono i bambini: a Gaza l’età media della popolazione è molto bassa, le persone tra 0 e 14 anni sono il 39 per cento della popolazione (in Italia, per rendere l’idea, sono il 12 per cento). Il numero di bambini uccisi a Gaza, nelle sole prime tre settimane dall’inizio del conflitto, ha superato il numero di quelli che ogni anno hanno perso la vita nelle zone di conflitto del mondo dopo il 2019, è l’allarme lanciato da Save the Children che sottolinea anche come i bambini che sopravviveranno a questa guerra porteranno ferite psicologiche profondissime.

Sono morti rappresentanti delle organizzazioni internazionali, giornalisti, sono stati bombardati ospedali, convogli di ambulanze, persone in fuga che si dirigevano verso quello che credevano un luogo sicuro. Sono rimasti senza energia reparti di ospedali con persone malate e dipendenti da macchinari e medicine, sono stati lasciati senza cure bambini prematuri che potevano sopravvivere solo dentro le incubatrici (una parte dei piccoli poi è stata fatta evacuare). È difficile immaginare la condizione psicologica della popolazione di Gaza, i racconti dei giornalisti locali (i giornalisti internazionali non possono entrare nella Striscia) riportano testimonianze strazianti: “A Gaza non esiste un posto sicuro” si sente ripetere spesso, la rete è spesso assente e anche l’impossibilità di comunicare e di avere notizie circa la salvezza dei propri affetti aumenta l’angoscia.

Il 1° febbraio 2024, una data in cui speriamo che le ostilità siano cessate, insieme a Comuni ed istituzioni celebreremo la Giornata dedicata a tutte le vittime civili delle guerre, di Gaza e Israele, ma anche di tutti gli altri conflitti non coperti quotidianamente dai media, dall’Ucraina, all’Africa, al Nagorno Karabakh. La società civile, le organizzazioni internazionali e chi si occupa di diritti umani, stanno assistendo a un tragico punto di svolta che obbligherà tutti a riflettere sugli strumenti messi in campo fino ad oggi. Come far valere un diritto sovranazionale che possa difendere i civili? Come impedire i crimini di guerra? Come far rispettare il diritto umanitario?

Rispondere a queste domande sarà la vera sfida e al contempo l’unico modo per pensare un futuro diverso dove la guerra non ha il potere di distruggere la vita dei civili.

Intanto per l’occasione la Mole Antonelliana di Torino si vestirà di blu.

 

 

 

 

 

 

 

 

Mappa non disponibile
Categoria evento

Commemorazioni istituzionali

Quando

giovedì 01 febbraio 2024

Informazioni

ANVCG
arte-storia@cimiteritorino.it



Ultimo aggiornamento: 22 gennaio 2024

Torna su Torna all'inizio