Nel giorno del Ricordo, alla cerimonia al Monumentale si è parlato dell’importanza della memoria per abbattere i muri, in un percorso di conversione dall’odio all’amore.

Gli esuli costretti a fuggire dalle terre d’Istria, da Fiume e dalla Dalmazia, per la politica di Tito in Jugoslavia, furono i primi profughi che arrivarono a Torino nel dopo guerra. Nel 1946 erano 346, nel 1958 salirono a 8.058 . In tutto il Paese ne furono censiti  250.000.  Allora come oggi, per i nuovi profughi, furono vittime di pregiudizi antropologici, la paura del diverso; oltreché politici : erano i fascisti cacciati dal partigiano Tito. Sono stati volutamente dimenticati nei  libri di storia, sui banchi di scuola e dalle istituzioni. Con l’instaurazione del Giorno del ricordo, si cerca quindi di rimediare a quella ferita nella memoria. E stamane al cimitero Monumentale di Torino, insieme ai rappresentanti dell’Associazione  degli esuli, le Istituzioni hanno voluto ribadire la loro vicinanza. La sindaca, Chiara Appendino ha lanciato un appello perché il Giorno del ricordo sia di tutti, esuli e non esuli. “Compito delle Istituzioni, mantenere vivo il ricordo per il futuro, al di là delle contrapposizioni politiche. In quanto, dovere delle istituzioni, è abbattere i muri , non costruirli”. Ha detto  nel breve intervento a braccio. In conclusione ha aggiunto che.” anche se non può immedesimarsi in loro, che hanno perso casa, terra, tutto, devono però sapere, che le Istituzioni sono al loro fianco”. Ha invece parlato  di come il Giorno del ricordo serva a riflettere sugli eccidi di ieri e di oggi nel Mediterraneo, il Presidente del Consiglio regionale Mauro Laus . “Di come l’Umanità non sia ancora pronta ad essere “umanità”. e anche coloro che ne furono vittime , oggi, si dimenticano” – ha detto in un intenso ed enfatico intervento. “Le Istituzioni devono pensare al cambiamento, ma le responsabilità sono di ognuno”. Ha quindi aggiunto  che, oggi,  più nessuno ha il rimorso  in quanto si è fatta l’abitudine alla violenza e non si fa abbastanza per creare “Comunità”. “L’unica strada da percorrere- secondo Laus –  è la conversione dall’odio all’amore . Soprattutto le istituzioni, devono dare l’esempio, non creare odio dalle contrapposizioni”. Ha quindi concluso  il suo intervento al cimitero, davanti alla scultura dedicata alle Vittime delle foibe ed agli esuli, dicendo che bisogna creare percorsi di conversione alla fratellanza.  Gli interventi sono poi proseguiti in Comune, in Sala Rossa, alla cerimonia ufficiale.

Al Monumentale erano presenti oltre al Sindaco ed al Presidente del Consiglio regionale e  anche il prefetto della Città, Renato Saccone ed il senatore Lucio Malan.

Nelle immagini: alcuni momenti della Cerimonia al Monumentale.  Nella foto in bianconero dell’archivio della Città, i primi  esuli Istriani arrivati a febbraio del 1947, a Portanuova. Sotto, il Monumento dedicato alle Vittime delle foibe ed agli esuli.

Ultimo aggiornamento: 14 aprile 2017

Torna su Torna all'inizio