A dodici anni dalla morte, avvenuta a 95 anni il giorno prima del compleanno, Padre Ruggero Cipolla, è stato ricordato al cimitero Monumentale, dalle persone che lo hanno conosciuto insieme ai rappresentanti della Città di Torino e di Grugliasco, e della Polizia penitenziaria. Il frate scalzo, dopo essere diventato cappellano a Le Nuove nel ’44, mettendo a rischio la propria incolumità per aiutare i partigiani che venivano arrestati, torturati e condannati a morte, a fine Guerra dedicò la sua vita per migliorare le condizioni del carcere. Il professor Felice Tagliente, dell’Associazione “Nessun uomo è un’isola” che gestisce il Museo Le Nuove, e che gli è stato vicino sino all’ultimo, ha iniziato la cerimonia ringraziando i due partigiani sopravvissuti, presenti: Beppe Pastore e Oreste Mario Rovareto. Ha quindi voluto ricordare come: “Il suo impegno e la sua disponibilità ad accogliere tutti, non sono mai venuti a meno. Anche nei momenti più difficili che, dopo il nazifascismo, furono quelli del terrorismo. Torino fu tra le città più colpite. Nel mirino anche gli agenti di polizia penitenziaria di quelle carceri in cui i terroristi erano rinchiusi. Vennero uccisi i due agenti Giuseppe Lorusso e Lorenzo Cutugno, a cui è stato dedicato il nuovo carcere. I giovani Salvatore Lanza e Salvatore Porceddu. E ancora nel 1979, due ausiliarie vennero gambizzate. La tensione era altissima. Gli agenti della polizia penitenziaria temevano per la propria vita, minacciavano dimissioni in massa e richieste di trasferimento. Il sostegno psicologico di Padre Cipolla fu loro di grande aiuto. Uomo di dialogo, seppe consolare le vittime e ragionare con i terroristi. Continuava ad amare anche gli irriducibili. Pur condannando il terrorismo”.
“ Ti amo così come sei “ è il messaggio di Cristo che Padre Cipolla ha fatto suo,- sottolinea padre Mauro Battaglino- anche se all’epoca non ha avuto vita facile con i superiori, in quanto non era mai in convento ma fuori. Per i giovani frati invece è diventato un esempio da seguire perché – “Padre cipolla osava il vangelo, non lo predicava solo”.
Oreste Mario Rovareto, classe 1927, si riempiono ancora gli occhi di lacrime pensando a quei giorni in carcere a Le Nuove. Lui non ha parlato. Era stato catturato dalla Gestapo durante un’azione. Arrestato anche il padre che era ignaro dell’attività del figlio, lo zio ed il cugino. Furono tutti deportati. Partenza dal binario 17 di Porta Nuova. Vivido il ricordo come fosse ieri- “Ammucchiati come un carro bestiame” -. Lui e il padre con destinazione Dachau. Compì i suoi diciotto anni nella piramide Spitzler. Numero 1630. Era il 12 aprile del 1944. Loro tornarono. Lo zio ed il cugino che finirono in un’altro campo, non ce la fecero.
Sotto l’ex partigiano Beppe Pastore.
Fotogallery
Ultimo aggiornamento: 10 dicembre 2018