Dal Monumentale ai quartieri: introduzione al percorso

Un percorso sulla Resistenza che dai partigiani sepolti al Monumentale conduce ai quartieri della città, nelle strade in cui una lapide ricorda il loro sacrificio. Nel settantesimo anniversario della Liberazione alle manifestazioni commemorative promosse dalla Città e dalle Associazioni partigiane e dei deportati si aggiunge il contributo di AFC, la Società del Comune che gestisce i cimiteri. Il progetto, “1945-2015 dal Monumentale ai quartieri. La lotta di liberazione a Torino”, è stato realizzato in collaborazione con l’Istituto storico piemontese sulla Resistenza (ISTORETO), il Museo diffuso sulla Resistenza, l’A.N.P.I e l’A.N.E.D.

Scarica il pieghevole

Il percorso inizia con dieci mete al Monumentale. Dieci leggii che raccontano storie di uomini e donne coraggiosi e dei luoghi che furono testimoni, avvalendosi della tecnologia moderna. Ogni leggìo è provvisto di NFC (Near Field Communication) e di QR-code che rimandano ad una pagina completa di contenuti multimediali con i collegamenti ai siti delle Associazioni e delle Fondazioni con cui si è collaborato.

La mappa che dal Monumentale porta nei quartieri è stata sintetizzata anche nel pieghevole 1945-2015 dal Monumentale ai quartieri, la lotta di Liberazione a Torino” (.pdf | 14.6 Mb. Si consiglia di stampare in formato A3, verticale, fronte-retro), con i riferimenti a tutte e dieci le circoscrizioni. Ogni quartiere però ha i suoi eroi ed entro l’anno ogni circoscrizione avrà a disposizione una brochure individuale con le storie dei propri caduti per la libertà. Di quel Di Nanni che a Borgo San Paolo dà il nome alla via che oggi ospita il mercato e di tanti altri che ci hanno consentito di vivere in libertà il nostro quotidiano. Ogni nome, ogni lapide, una storia di coraggio per non dimenticare i valori che uniscono i ragazzi di allora e di oggi: libertà, democrazia e pace.

Questo primo viaggio nella resistenza con dieci tappe è solo l’inizio. Altre idee ed iniziative sono già in fermento, ma siamo disponibili ad accogliere nuovi progetti.

Gli uomini, i luoghi ed i simboli: partigiani morti e sopravvissuti

Il primo incontro è con il partigiano Enrico Giachino delle “Brigate Matteotti”. Aveva 28 anni quando venne fucilato al Martinetto insieme ad altri sette. Tutti condannati a morte al processo del 1944, in cui venne giudicato l’intero Comitato regionale piemontese del CLN. Poi è la volta di Nicola Grosa. Perseguitato politico durante il fascismo perché comunista, commissario nelle “Divisioni Garibaldi”. Dopo la guerra iniziò a cercare i partigiani dispersi per dare loro degna sepoltura. Novecento le salme recuperate e sepolte nel Campo della Gloria, di cui fu propugnatore. Si arriva quindi al Cimitero Ebraico, in viale della Consolata, dove si trovano lo scrittore e poeta Primo Levi ed un altro grande personaggio di rilievo della Resistenza: Isacco Nahoum il Comandante della “IV Brigata partigiana Garibaldi Leo Lanfranco”, che portò alla liberazione di Torino. La lapide degli Ebrei deportati è la quinta sosta. Scolpiti nella pietra i nomi dei torinesi della Comunità ebraica che non sono più tornati dai campi di sterminio. Erano 479 i deportati, rimasero in trenta. Con il loro olocausto gli Ebrei ci ricordano, come ha scritto Bobbio: “Non uno degli eventi, ma l’evento mostruoso della storia umana”. Poi si raggiunge il Campo della Gloria. Il Sacrario della Resistenza. Già nei mesi successivi alla liberazione nel 1945 la Città aveva capito che il Monumentale era il luogo simbolo per non dimenticare, dove collocare un Sacrario ed un Monumento. Il Campo della Gloria è costituito da 48 cubi di pietra in cui riposano 1126 caduti durante la Resistenza,”Avanguardia di una migliore società umana”, come ricorda la frase di Thomas Mann scritta sulla lapide. Alcuni non hanno nome. Ci sono anche combattenti di altre nazioni. Qui sono sepolti Dante Di Nanni e le sorelle trucidate dai fascisti Vera e Libera Arduino, di appena 18 e 16 anni. Due storie simbolo della cultura operaia e antifascista della città. Centotrentotto partigiani del Campo della Gloria sono ricordati anche con una lapide nelle strade dove persero la vita. E così dal Monumentale il flusso della memoria raggiunge le borgate, i quartieri in cui si svolsero i fatti in quei giorni terribili. Sul pieghevole che viene distribuito al visitatore, sono riportati sia i nomi dei partigiani sepolti, che i luoghi dove la città ricorda il loro sacrificio. Sempre al Campo della Gloria, vi è anche un’urna con le ceneri dei Martiri cremati nei campi di sterminio. Ed è ancora la figura martoriata del patriota, dalla quale si innalza verso il cielo lo spirito libero, il soggetto de “Il Monumento ai Caduti della Resistenza“, realizzato nel 1946 con due grossi blocchi di granito verde e bianco da due artisti di fama internazionale, l’architetto Carlo Mollino e lo scultore Umberto Mastroianni. Il percorso dedicato alla Resistenza termina infine al “Monumento alle Vittime civili”, nato nel 1954 per volontà dell’Associazione Nazionale delle Vittime Civili di Guerra con il contributo del Comune di Torino per ricordare coloro che furono uccisi durante la quotidianità della vita. Autori l’architetto Mario Oreglia e lo scultore Franco Garelli. I nomi delle 2045 vittime sono incisi su muri posti come quinte a teatro. Come proiettati su degli schermi. Al centro un altare con la croce a cui si accede con lenta ascesa, da un’ampia gradinata. Elemento strutturante della composizione è l’Ossario, un sarcofago sorretto da un unico pilastro. La scultura di Garelli, raccoglie le tante schegge di ferro delle bombe cadute su Torino e fonti di tante morti. Sul pilastro più alto la scritta: “1940-1945-Qui nella pace di Cristo riposano pietosamente raccolte le spoglie mortali dei Caduti civili di guerra”.

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